Nelle statistiche 2012 figurano differenze a volte clamorose nei traffici mercantili complessivi fra i dati dell'Istat utilizzati da Bruxelles e quelli raccolti da Assoporti: questione di metodo...
Nei giorni scorsi sull'asse Italia – Bruxelles si è sollevata una dura polemica sui dati pubblicati da Eurostat (l'ufficio statistico dell'Unione Europea) riguardo ai traffico di merci movimentate nei porti europei nel 2012. A livello continentale sono stati movimentati complessivamente 3,7 miliardi di tonnellate, con un decremento del 1% rispetto al 2011. L'Italia, secondo i dati Eurostat, due anni fa ha movimentato complessivamente 476,8 milioni di tonnellate di merci nei suoi scali marittimi, un dato in flessione del 4,6% rispetto all'esercizio precedente.
Ad Assoporti, però, non è andata giù la cartina con la "top 10" dei porti mercantili europei dove non compare nemmeno uno scalo italiano mentre sul fronte passeggeri la sola Messina (per i traffici nello Stretto) si è meritata una bandierina.
Nonostante all'Italia venga riconosciuto un volume complessivo di merci movimentate da primi della classe (476,8 milioni di tonnellate), l'Eurostat evidenzia anche uno dei più accentuati crolli fra il 2011 e il 2012 (- 23 milioni di tonnellate) segnalando così un'eccessiva frammentazione dei porti.
Immediata la replica di Assoporti, che respinge la bocciatura dell'UE secondo cui risulta nessun porto italiano fra i primi dieci per traffico merci.
"Le carte geografiche prodotte da Eurostat non hanno un senso economico specie per un paese come l'Italia, che complessivamente si colloca al terzo posto in Europa per traffico marittimo e che ha storicamente un'offerta portuale diversificata rispetto agli altri paesi europei" ha detto Pasqualino Monti.
"Forse sarebbe il caso, una volta per tutte anche in sede europea – sottolinea Monti – di chiedersi i perché anche di questa parcellizzazione. Forse perché il nostro paese ha una struttura orografica ben diversa da Francia e Germania, forse perché al contrario di quanto accade in Francia, in Germania o in Spagna, la produzione industriale in Italia è sparsa su centinaia di siti talora difficilmente raggiungibili via terra".
Monti ha invitato comunque a "fare tesoro" delle statistiche "per ribadire che senza una regia di sistema è grottesco parlare di porti non competitivi".
Ancora più duro l'ex vicepresidente di Assoporti, Luigi Merlo che difende lo scalo da lui guidato:
"Vorrei sapere quanto costa e da chi viene pagato uno studio che oltre essere datato è clamorosamente sbagliato. Basti pensare al porto di Genova che nel 2012 ha ottenuto il suo record storico nella movimentazione dei container superando i 2 milioni, mentre gliene vengono attribuiti solo 1 milione 500 mila. C'è da domandarsi quale attendibilità possano avere realtà che commettano errori così clamorosi".
Critiche respinte al mittente dall'Eurostat che, attraverso l'ufficio stampa, risponde dicendo:
"I numeri presentati da Eurostat sui traffici portuali sono raccolti dall'Istat secondo le regole imposte dalla direttiva 2009/42. Ci sono delle differenze ben note fra le rilevazioni adottate delle Autorità Portuali e quelle della Direttiva che riguardano principalmente due aspetti: il peso lordo delle merci (non bisognerebbe contare la tara) e il numero di TEUs (i container sbarcati dalle navi ro-ro non dovrebbero essere conteggiati fra i TEUs ma tra i carichi rotabili). Le rilevazioni delle Autorità Portuali potrebbero invece includere sotto il consuntivo dei TEUs sia i container scaricati con metodo di sollevamento lo-lo (load on - load off) che ro-ro (roll on – roll off)".
Eurostat inoltre precisa di essersi messa in contatto "dall'anno scorso con l'ufficio statistiche dell'Autorità Portuale di Genova per capire da dove possano emergere queste divergenze".
In effetti mettendo a confronto le rilevazioni statistiche di Assoporti (basate sui dati forniti dalle Autorità Portuali) con quelle dell'Istat (ottenute da rilevazioni incrociate su dati forniti da Dogane, terminalisti, Capitaneria di porto e Autorità Portuali) si notano divergenze notevoli.
Genova, ad esempio, secondo l'Istat nel 2012 ha movimentato complessivamente 42,4 milioni di tonnellate mentre secondo i dati di Assoporti ha superato quota 50,2 milioni. Stesso discorso vale per molti altri porti: Augusta (24,8 milioni di tonnellate per l'Istat e 29,9 per Assoporti), Livorno (27,4 milioni contro 20,5), Cagliari (35,4 milioni contro 12,5), Napoli (20 milioni contro 12,7), Trieste (49,2 milioni contro 42,1) e così via. Divergenze evidenti, dunque, che anche nei mesi passati erano state messe in evidenza nella cosiddetta Pinocchio rank.
Source: Ship2Shore - Nicola Capuzzo