Crescono i traffici ro-ro del terminal EMT della Francesco Parisi L'imprenditore giuliano si prepara ad un biennio al vertice di FIATA.
Il porto di Trieste nei prossimi anni crescerà più della media del mercato e presto – entro il 2017 secondo diversi studi – le sue banchine saranno sature.
Ne è convinto Francesco Parisi, alla guida dell'omonima e storica azienda giuliana specializzata in spedizioni e attività logistiche, che recentemente è stato anche nominato Presidente di FIATA, la federazione internazionale delle associazioni di spedizionieri, per i prossimi due anni.
"E' un incarico molto importante, che richiede un impegno straordinario. Già da tempo seguivo le attività di FIATA, e in particolare del working group Sea Transport, e 4 anni fa sono diventato Vice Presidente dell'organizzazione, il cui ruolo, a mio modo di vedere davvero fondamentale, è quello di rappresentare gli interessi della categoria e favorire la circolazione di informazioni. Per noi, che siamo soci da moltissimo tempo, FIATA è uno strumento prezioso per avere una visione del settore a livello globale, e comprenderne le dinamiche".
FIATA, che ha 100 soci nazionali (per l'Italia Fedespedi) e oltre 5.000 soci individuali (le singole società di spedizione), è stata fondata nel 1926 a Vienna e, tra i primi membri, c'era anche l'associazione degli spedizionieri triestini.
"Da quel momento in poi l'importanza dell'organizzazione è andata crescendo: oggi FIATA è membro consultivo di diverse agenzie ONU, si occupa della redazione di documenti (come la bill of loading) e della formazione professionale della categoria".
Tutte attività rilevanti, che adesso Parisi dovrà seguire in prima persona, con l'obbiettivo "di portare maggiore attenzione internazionale sui problemi e le necessità dell'industria logistica italiana, affetta dal peso asfissiante della burocrazia e da diverse altre criticità, prima tra tutte la presenza dei cosiddetti 'costi minimi' ".
Per l'imprenditore triestino la norma sui costi minimi dell'autotrasporto "maschera delle vere e proprie tariffe fisse, contrarie alla logica europea sulla libera concorrenza e parte integrante di un ormai storico sostegno pubblico all'autotrasporto, che ha impedito alla categoria di svilupparsi in modo organico e analogo a quanto avvenuto negli altri paesi europei".
Le problematiche oggettive non hanno però impedito a Parisi di sviluppare le sue attività anche in un periodo di crisi come quello attuale, anche se certamente "il tradizionale business delle spedizioni sta soffrendo: l'economia italiana ristagna e soltanto l'export resiste un po' meglio, senza tuttavia far registrare crescite significative".
Ben diverso il discorso per Europa Multipurpose Terminals, la società del gruppo che ha ottenuto la concessione (dal 2010 al 2034) per gestire il Molo VI del porto di Trieste, dedicato principalmente (ma non solo) alla movimentazione intermodale di trailers, "a cui recentemente si stanno aggiungendo i tank-contaiers e i box da 45 piedi".
L'iniziativa di EMT nasce sulla base di una valutazione strategica ben precisa:
"Qualche anno fa – racconta infatti Parisi – ci siamo accorti che sarebbe stato possibile spostare una porzione del traffico tra Mediterraneo Orientale (Turchia e paesi limitrofi) ed Europa Centrale (soprattutto Germania), che viaggiava tutto su strada+mare con mezzi accompagnati, sulla ferrovia. Così, già nel 2008, con l'operatore turco Ekol, ancora oggi uno dei nostri principali clienti al Molo VI, abbiamo iniziato a fare un treno alla settimana tra Trieste e la Germania".
Appurato che il modello era vincente, Parisi ha ottenuto la concessione del Molo VI e ha avviato significativi investimenti per adattarlo al traffico intermodale:
"I lavori, terminato lo scorso anno, ci hanno consentito di dotare la struttura di 70.000 mq di superficie, 4 binari da 400 metri, 1.500 metri di banchina, un magazzino da 50.000 mq, 10 trattori portuali e 4 reachstackers".
Il successo commerciale non si è fatto attendere: oggi EMT riceve 3 toccate settimanali di navi operate da Ekol sulla rotta Trieste-Istanbul, mentre sul versante ferroviario è collegato al centro Europa grazie a 25 coppie di treni alla settimana: 10 coppie settimanali con Koln Eifeltor (Germania); 7 coppie con Ludwigshafen (Germania); 3 coppie con Bettembourg (Lussemburgo); 2 coppie con Ostrava (Repubblica Ceca) e, dall'8 ottobre scorso, anche 3 coppie settimanali con doppia fermata in Germania, a Ludwigshafen e Francoforte.
"Il riscontro è stato immediato e straordinario" assicura Parisi, confortato da numeri che non lasciano spazio a dubbi: nel 2012 il terminal del gruppo ha movimentato un totale di 42.000 trailers, di cui il 52%, ovvero circa 22.500, sono arrivati o partiti dalle banchine di EMT via treno. Quest'anno, secondo le previsioni, la movimentazione complessiva è cresciuta del 95% arrivando a quota 82.000 semirimorchi, di cui 55.000 (pari al 67% del totale) movimentati via ferro.
"La quota di traffico intermodale è cresciuta del 144% su base annua, un risultato ottenuto grazie all'affidabilità di questo modello combinato mare-ferrovia, che garantisce maggiore sicurezza del tutto-ferro lungo la penisola balcanica ed è più competitivo del tutto-gomma".
La crescita esponenziale non è infatti riconducibile ad un'esplosione dei traffici commerciali, che oggettivamente in questi anni non si è verificata, ma piuttosto al fatto che il modello proposto da Francesco Parisi è riuscito a strappare volumi alle altre modalità di trasporto, "ed è merito degli ottimi collegamenti con la ferrovia di cui gode il porto di Trieste, senza contare che l'apertura alla concorrenza dei mercati ferroviari a nord delle Alpi garantisce efficienza e tariffe concorrenziali".
Cosa che, invece, manca in Italia, "dove il settore è ancora chiuso e schiacciato da una sostanziale situazione di monopolio che non fa bene al mercato".
Questo non è certamente l'unico problema che affligge il Belpaese dal punto di vista dei flussi logistici e della gestione delle merci:
"Si parla tanto di grandi progetti e di strategia, ma penso che innanzitutto bisognerebbe iniziare a far funzionare meglio le infrastrutture che già ci sono, e che possono tranquillamente reggere una crescita dei traffici. Se per esempio in porto potessimo lavorare su 3 turni invece che solo su 2, sarebbe un importante passo avanti per dare maggiore competitività alle nostre imprese".
Se poi di strategie si vuol parlare, Parisi non si tira certo indietro:
"E' ovvio che distribuire risorse a pioggia serve a poco. E' necessario fissare delle linee guida e concentrarsi sugli obbiettivi veramente strategici per il sistema portuale nazionale".
Ma nel frattempo bisogna "rimboccarsi le maniche", sopratutto perché le prospettive per il sistema dell'Alto Adriatico sono buone:
"Il mercato del Mediterraneo Orientale ha ancora un enorme potenziale di crescita, basti pensare a cosa potrebbe succedere se si aprissero le frontiere commerciali dell'Iran con la fine delle sanzioni internazionali. Noi dobbiamo essere pronti a intercettare i nuovi flussi, e le infrastrutture attuali non basteranno in eterno".
E' proprio per questo che Francesco Parisi, in Associazione Temporanea d'Impresa con altri operatori, ha partecipato al bando indetto dall'Autorità Portuale per la Piattaforma Logistica:
"Ci sono state altre offerte, per esempio da un'altra ATI a cui partecipa il collega Samer. Ora restiamo in attesa del verdetto, che dovrebbe arrivare entro fine anno".
Source: Ship2Shore - Francesco Bottino